Comunicazione

Come Acqua

Quando giro per la mia città cammino con un passo piuttosto spedito e generalmente con un obiettivo: andare in quel o quell’altro posto, comprare qualcosa, incontrare qualcuno, sbrigare una commissione.

Qualche settimana fa mi sono seduta su una panchina per cercare di inviare un messaggio troppo lungo da scrivere al volo camminando, una delle rare volte che il cellulare mi fa rallentare.
Mentre ero presa nella scrittura del messaggio, una giovane donna ed un bimbo di circa tre anni si sono avvicinati ad una fontana poco distante da me.Il bambino era visibilmente attratto dal getto della fontana continuo e piuttosto energico.
Si è avvicinato ed ha cercato di afferrare l’acqua che usciva stringendo il pugno con forza; più il bambino tentava di catturare l’acqua, più l’acqua schizzava da ogni parte sfuggendo alla sua presa. Il bambino sembrava piuttosto sorpreso e deluso dal suo fallimento e dopo qualche altro tentativo ha allargato le sue mani piccole sotto lo scroscio dell’acqua cercando di raccoglierla come in una bacinella. L’acqua ristagnava un po’ nelle sue mani e poi, piano piano, si disperdeva e cadeva  a terra passando delicatamente tra le sue dita.
E’ rimasto per un attimo immobile e confuso, ha guardato la mamma con un misto di rabbia, frustrazione e tristezza; poi ha avvicinato la bocca alla fontana ed ha iniziato a bere!
Quando ha alzato di nuovo lo sguardo verso la mamma con gli occhi eccitati e felici, aveva ancora il viso bagnato di gocce.

Per qualche giorno mi è capitato di ripensare a quella scena, al bambino, al suo tentativo di afferrare l’acqua in qualche modo ed ho pensato a quante analogie ci fossero con il nostro modo di vivere e di affrontare alcuni aspetti e situazioni della nostra vita.

Proprio come l’acqua è il tempo che sembra accorciarsi e schizzare via da ogni parte quando tentiamo di stringerlo e costringerlo compulsivamente nelle mille cose che facciamo; ma se pensiamo di poterlo “raccogliere” e “contenere” rimanendo fermi a contemplarlo e a guardare i minuti che passano, senza fare rumore scivola via con delicatezza tra le nostre dita, senza che ne abbiamo goduto, senza averne fatto “qualcosa di buono”, qualcosa che abbia un senso per noi.

Come l’acqua sono a volte i nostri obiettivi, più ci accaniamo per raggiungerli con sforzo cieco ed ostinato, senza passione o cuore, quanto più sono “pensati” e non “sentiti”, quando non vengono da dentro ma sono una meta esterna a noi, tanto più sembrano allontanarsi e sfuggirci di mano come una molla; ma se restiamo ad ammirarli e ci crogioliamo semplicemente nella dolcezza della loro contemplazione non saranno mai nostri.

Come l’acqua sono le nostre relazioni, i nostri rapporti con gli altri, quanto più cerchiamo di possederli, di afferrarli e stringerli nella morsa del nostro pugno, tanto più questi ci sfuggono e si allontanano; ma se pensiamo di poter essere un “contenitore vuoto”, buono solo a ricevere, l’incontro con l’altro non sarà mai possibile.

Ci sono però delle esperienze “particolari”, dei momenti che sembrano quasi magici.

Ti è mai capitato di essere letteralmente rapito da una cosa che stai facendo e che ti piace?
Di essere talmente immerso, assorbito, di essere così  “dentro” un’attività che ti dà piacere tanto da perdere completamente la cognizione del tempo e dello spazio?
In situazioni simili non pensi se è importante cosa stai facendo, se è utile o inutile, se piacerà o non piacerà, se sarà un successo o un fallimento.
In quei momenti non conta il tempo che passa né il giudizio degli altri, non conta l’impegno che ci metti, anzi, non senti sforzo o fatica, le energie e il tempo che impieghi si trasformano in piacere e soddisfazione.
Senti di essere esattamente dove dovresti essere, hai la sensazione che tutto abbia un senso e tutto questo è di per sé gratificante e fonte di benessere.
In quei momenti l’azione, l’obiettivo, il tempo e il piacere sono un tutt’uno, fusi insieme come nell’estasi di un incontro amoroso.
Proprio come la gioia e la soddisfazione nel volto di quel bambino che avvicina la bocca alla fontana e porta dentro quello che vorrebbe afferrare e contenere fuori.

In quei momenti siamo il tempo, l’obiettivo, il contatto con gli altri, la fontana e l’acqua che beviamo.

 

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