Comunicazione

Contatto umano

Per qualche giorno ho portato dentro di me pensieri ed emozioni legati ad un incontro casuale con un bambino e suo padre. Non conosco quasi nulla di loro e le nostre vite si sono toccate per 30 minuti al massimo eppure quell’incontro ha avuto un effetto su di me; mi ha riportata alla durezza che a volte la vita sa avere, a cosa vuol dire resistere per andare avanti, alla dolcezza di quel bambino, alla tenerezza di quel padre, ad altre cose che ho capito e forse anche immaginato.

Questo episodio mi ha fatto ricordare situazioni simili che ho vissuto e che probabilmente sono familiari anche a voi: una vita raccontata e condivisa nel viaggio di 3 ore nel vagone di un treno, l’intimità strana e paradossale che a volte ci si scambia in qualche sala d’attesa, l’essere casualmente testimoni e partecipi di attimi importanti, a volte tristi a volte gioiosi, di qualcuno che nemmeno conosciamo, la riconoscenza per un gesto gratuito donato o ricevuto.

Tutte queste situazioni hanno in comune alcuni aspetti: sono incontri casuali, nessun legame affettivo, nessun interesse familiare, amicale o di lavoro, sono incontri brevi, pochi minuti, qualche ora al massimo, eppure sono intensi, forti per i pensieri e le emozioni che sanno suscitare. Ci lasciano qualcosa, toccano qualcosa che ci appartiene, che ci è appartenuto e ci apparterrà: il dolore, la durezza di una vita difficile, la gioia di una vita riscattata o per qualcuno che ce l’ha fatta, la tristezza, la morte, il tempo, il coraggio, il cambiamento, la paura, l’incertezza, la fede, la vulnerabilità, la volontà di vivere, “l’amore che vince su tutto”, la solitudine, la fragilità dell’esistenza, la solidarietà, la disperazione o un miracolo che accade.

Questi incontri non hanno bisogno di nomi, di luoghi, di numeri telefonici, di età, di professioni; sono contatti che ci arrivano dritti dentro perché parlano della nostra “umanità”, del nostro “essere umano”.

Arrivano per caso e per caso ci ricordano che in questa esistenza non siamo soli e che, d’altra parte,  non ci siamo solo noi.

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